Il borgo di Carro si trova in provincia di La Spezia e più precisamente nell’Alta Val di Vara, un’area immersa nell’ Appennino ligure alle spalle del Parco nazionale delle Cinque Terre. Il borgo, compreso nel Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra, è ubicato ad un’altezza di 418 m. s.l.m. lungo una collina tra le valli del Rio di Agnola e del Rio Travo, corsi d’acqua che unendosi formano il torrente Trambacco, affluente del fiume Vara.
Il comune, comprensivo delle frazioni di Agnola, Castello, Cerreta, Pavareto, Pera, Ponte Santa Margherita e Ziona, si estende per una superfice di circa 34 km quadrati.
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Visitare Carro e le sue frazioni è un’attività da vivere con calma, assaporando, nella quiete del territorio, colori, dettagli e sfumature che perfettamente rappresentano la vita delle tante gemme incastonate nella Val di Vara.
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Le frazioni e le borgate
Le tre frazioni Castello, Ponte Santa Margherita e Ziona circondano Carro rispettivamente a nord, a est e sud-est. Da Castello (538 s.l.m.) e Ziona (350 s.l.m.) è possibile godere di bellissimi scorci di Carro mentre Ponte Santa Margherita (178 s.l.m.) si trova lungo il fiume Vara, a fianco alla diga Santa Margherita Vara, e rappresenta l’accesso del territorio comunale arrivando da Sesta Godano e Carrodano.
Oltre alle 3 frazioni, il Comune di Carro include diverse borgate storiche, luoghi suggestivi e tappe da non perdere quando si visita il territorio: Agnola, Pera, Cerreta e Pavareto.
Storia
Carro rivela nel suo stesso etimo – carra, sasso- origini antichissime che i linguisti definiscono ‘preindoeuropee’, anteriori agli spostamenti dei popoli di lingua indoeuropea dall’Asia Centrale verso ovest fra il 4° e il 2 millennio. I ritrovamenti sul Monte Castelfermo e nella sottostante valle in località Cota attestano frequentazioni liguri dell’Età del Ferro (V-IV secolo a. C.). Probabilmente il suo territorio ospitava alcuni nuclei abitativi quando i Romani conquistarono la Liguria nel 155 a.C. I documenti raccontano come Carro, in epoca medievale, abbia avuto un importante sviluppo dovuto alla sua posizione strategica sulla trafficata via di comunicazione che dal mare volgeva verso la regione padana.
Questo borgo è stato un antico possedimento religioso del vicariato di Framura fino al passaggio del feudo dapprima agli Estensi, nell’XI secolo, e in seguito ai Malaspina; questi ultimi cedettero la proprietà feudale alla famiglia Da Passano per volere della diocesi di Brugnato. Libero comune nel 1229 stipulò un’alleanza con la “Compagna Januae”, ponendosi sotto la protezione di Genova. Coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini Carro venne occupato dai Fieschi nel biennio 1271-1272 ma si sottopose definitivamente alla repubblica genovese che lo eresse nel 1299 a podesteria. Dal 1556 ebbe propri statuti.
Con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte, nel 1779, il territorio di Carro venne inserito nel Dipartimento del Vara della Repubblica Ligure con capoluogo Levanto. Annesso al Primo Impero francese dal 1805 al 1814 entrò a far parte del Dipartimento degli Appennini.
Nel 1815 fu inglobato nella provincia di Levante del Regno di Sardegna e dal 1861 entrò a far parte del Regno d’Italia come comune appartenente alla provincia di Genova per poi passare sotto la provincia di La Spezia quando questa fu istituita nel 1923.
Passeggiata culturale
Nei piccoli borghi le stradine strette, i carrugi, le case colorate e in pietra viva, le piazze e soprattutto le chiese offrono spunti per scoprirne la storia e immaginarsi un itinerario che possa coniugare ambiente, arte e cultura, vivendo momenti di convivialità in occasione delle feste patronali.
Punto ideale di partenza è la piazza di Carro, dominata dalla chiesa di San Lorenzo (Santo che si festeggia il 10 agosto) costruita intorno al 1440 su una precedente cappella dedicata a Santa Caterina. La struttura conserva la Madonna del Carmine, dipinto attribuito a Domenico Piola, ed una tela di San Lorenzo del pittore fiammingo Giuseppe Dorffmeister.
In fondo al paese vi è l’Oratorio della Confraternita di san Sebastiano, un edifico antico che ospita questa associazione volontaria, con radici nel Medioevo, di fedeli laici.
Ad Agnola, vicino a una chiesetta dedicata a San Gottardo, ancora oggi si possono intravvedere i segni di un antico insediamento monacale ed esempi di quelle teste apotropaiche, enigmatici volti scolpiti nella pietra tipici di quest’area.
Pochi chilometri più in alto si trova Castello con la rocca fortificata, oggi scomparsa e inglobata nella chiesa di San Giorgio, festeggiato ogni anno il 24 aprile. Questa fortificazione, un tempo maestosa, aveva come compito quello di salvaguardare la sicurezza della valle. Poco distante, nella frazione di Pera, troviamo la chiesetta settecentesca intitolata a San Giuseppe che, come il santuario di Cerreta, è inserita in un idilliaco e suggestivo paesaggio agreste.
Spostandosi a Pavareto si può scoprire una suggestiva chiesa dedicata a San Pellegrino nei dintorni della quale si possono ancora scorgere le tracce di un’antica cava dalla quale veniva estratta una pietra chiamata “Rosso di Levanto”. A pochi chilometri di distanza vi è la chiesa di Ziona dedicata a Santa Maria della Speranza, festeggiata la prima domenica di luglio, e un piccolo oratorio, in località Ponte Santa Margherita, un tempo luogo di ristoro per i pellegrini.
Tradizione
Il territorio di Carro ha tre punti di interesse di tipo culturale, storico ed ambientale che lo caratterizzano rispetto ad altri luoghi della Val di Vara.
LE TESTE APOTROPAICHE
L’intensità del fenomeno di queste “teste” scolpite in arenaria, la pietra locale, ed ancora visibili nelle facciate di vecchi edifici, sugli architravi e sui portali delle abitazioni è un fenomeno rilevante ad Agnola e Carro. Esempi di un’arte popolare tipica delle comunità rurali ed in particolare di quelle legate alla montagna. Queste sculture ci riportano ad un mondo plasmato da credenze superstiziose e magiche avendo al tempo una funzione prevalentemente scaramantica e protettiva.
IL MULINO DEL TRAVO
Nella valle percorsa dal Rio Travo esiste un antico mulino in pietra ad acqua del 1700, unico funzionante in Val di Vara, utilizzato per macinare la farina di castagne. Insieme ad un essiccatoio di oltre 200 anni, fa parte di un percorso museale il cui filo conduttore è la castanicoltura. La coltivazione del castagno era una delle principali attività agricole nel passato, essendo la farina di castagna la base dell’alimentazione nei mesi invernali, in attesa che la campagna potesse donare qualche altro prodotto della terra.
L’ULULONE GIALLO
Nel comune di Carro sono presenti tre dei quindici Siti di Importanza Comunitaria (SIC) della Rete Natura 2000 riconosciuti in Val di Vara. Di particolare interesse è un piccolo anfibio, a rischio estinzione, che vive nel Rio di Agnola: l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus). Il ventre di questo anfibio, abitatore di stagni, pozze d’acqua e tane sotterranee in inverno, è caratterizzato da una tipica colorazione gialla con numerose macchie grigio-azzurre.